We said bye to each other at the beginning of 2017 full of great new year’s resolutions,
without a true list but a bucket of exciting projects.
We danced to Baccara’s notes and we felt motivated by Maryl Streep’s inspiring words
at the Golden Globes.
Remember that glorious line “Take your broken heart, make it into art?”
What can we say? Here we go a year later, ready to draw the line.
If I may, I will take the freedom to start.
Work: horrible. Relationships: worse. Friendship: all ok.
From January on, the months stretched and a pity blanket carrying a plethora of chaotic messages, internships, waiting and broken expectations fell upon me.
I changed around six to seven jobs, and by doing this my respect for the people dedicating themselves to these tasks everyday, with passion, for their whole life, grew exponentially.
I questioned myself on what’s my passion and where could I put it into practice.
How to penetrate the right sector with it, in order to grow and excel.
To these days, I ask myself those questions.
However, in that dark period during which I felt helpless every other day,
one of my girls told me she was going to India with the purpose
of writing about some topics she truly believes in.
I spent lots of time questioning whether it was a bizarre phase or real insanity until she explained to me that she was tired of writing about matters she didn’t care for,
and she wanted to do something for herself.
How was this possible? I couldn’t understand. Doesn’t she have rent to pay? Bills? No ties?
Or maybe she did. What would happen to her preoccupied family, friends, her daily routine? She decided to leave nonetheless. And when this piece will be published, she will most likely be in New Delhi to start her new brave journey.
After a first moment of hesitation, I decided to interpret her choice as an act of self awareness and resistance.
A typical either black or white.
Possibly, we are now forced to play memory games with ourselves to choose black or white. Never grey.
She realized that there’s only one way of doing things.
The pure one, free of compromise. So she’s going to India to write the truth.
Or could it be that resisting means staying? To accept compromise, suck it up, feeling demotivated and hitting rock bottom daily without fighting for it?
Persisting over and over?
There’s plenty of these stories. The protagonists are people that built important realities for themselves and they accept everything that comes with it. Glory and pain.
They decided. Either black or white, or maybe they chose grey, but it doesn’t make any difference as they keep persisting.
Is it courage or cowardice? What makes the difference? To go or stay? Keep going or quit?
What I know, is that for me, like my friend, writing is an act of resistance. It will be until we will learn to write in the purest and most sincere possible way,
in concern to what surrounds us.
Girls, kick ass and happy new year!
ITA
Ci siamo lasciate all’inizio del 2017 con il petto gonfio di buoni proposti, senza una vera e propria lista, ma con tanti ed elettrizzanti progetti.
Abbiamo ballato sulle note dei Baccara e ci siamo incoraggiate con le parole di Meryl Streep ai Golden Globes, ricordate il bellissimo:
“Take your broken heart, make it into art”?
Che dire, eccoci qui un anno più tardi, a tirare le somme.
Se me lo concedete, mi prendo la libertà di cominciare.
Lavoro: male, relazioni: male, amicizie: tutto ok.
Da gennaio poi i mesi si sono allungati ed è scesa una confusione inesorabile di accadimenti, di stage, di attese, di aspettative deluse più e più volte.
È successo che ho cambiato sei o sette lavori, con essi è cresciuta la giusta considerazione che ci sta dietro e il valore
delle persone che ogni giorno si dedicano a farlo con passione.
Mi sono chiesta dove fosse la mia di passione e dove fosse l’opportunità di metterla in pratica e di provare a trovare una nicchia in cui inserirsi,
crescere ed essere brava.
Ancora me lo sto chiedendo, ma in quel buio paurosissimo dove mi mancava il respiro a giorni alterni una mia amica mi disse
che sarebbe andata in India,per scrivere di alcune cose in cui credeva molto.
Passai molto tempo a chiedermi se fosse un capriccio momentaneo o pura follia, poi mi spiegò che non trovava davvero
il senso di continuare un lavoro che non le interessava,
che voleva fare qualcosa che la rendesse felice.
Ma com’era possibile? Non poteva capire!
Non aveva un affitto e delle spese alle spalle, non aveva obblighi.
O forse sì: una famiglia preoccupata, gli amici, una quotidianità.
Eppure aveva deciso di partire e quando questo pezzo verrà pubblicato lei probabilmente sarà già a Nuova Delhi per iniziare il suo coraggioso percorso.
Dopo un primo momento, la decisione che ha preso la mia amica io l’ho interpretata come un atto di resistenza e di assoluta coscienza.
Un grande classico se vogliamo: bianco o nero.
Probabilmente ora siamo costretti a questo, a fare un esercizio di memoria con noi stessi per scegliere il bianco o il nero e non il grigio.
Lei si rese conto che esiste solamente un modo per fare le cose, ed è quello più puro, senza compromessi o commistioni di alcun genere.
Andare in India per scrivere qualcosa di vero.
Oppure resistere significa restare?
Accettare i compromessi, ingoiare rospi, sentirsi quotidianamente demotivati e sul lastrico, ma lottare per arrivare lì, perseverando ancora e ancora.
Ce ne sono molte di storie così, che coinvolgono persone che hanno costruito delle realtà importanti e forti e prendono tutto quello che ne deriva, glorie e dolori.
Pure loro hanno scelto, il bianco e il nero, oppure hanno scelto il grigio ma è più o meno la stessa cosa perché alla fine continuano a perseverare.
Si tratta di coraggio o di codardia? Che cosa le contraddistingue veramente?
Partire o restare, continuare o smettere.
La cosa che so è che, per me, come per la mia amica, la scrittura è un atto di resistenza e lo sarà finché saremo in grado di farlo
nel modo più sincero possibile, verso ciò che ci sta attorno e verso noi stesse.
Ragazze, fate le cose e buon anno!
Translation by Naomi Accardi
Words by Sofia Tieppo
Illustrations by Lucia Pigliapochi
Translation by Naomi Accardi